22.06.2017 – di Don ANTONIO INTERGUGLIELMI – Cappellano Rai – Saxa Rubra (Roma) –
Quanto ci influenza quello che pensano di noi gli altri? Quanto ci affanniamo perché gli altri ci considerino, ci apprezzino e pensino bene di noi?
“Vanità delle vanità, tutto è vanità”, leggiamo nel libro del Qoelet, che continua: “Quale guadagno viene all’uomo per tutta la fatica con cui si affanna sotto il sole?”
Un’esperienza importante nella vita è quando gli altri ci deludono: finalmente ci rendiamo conto che questa fatica per essere amati come vorremmo è solo vanità, non possiamo fondare la nostra vita sull’ apprezzamento degli altri, sul loro affetto, sulla loro stima o ammirazione, perché saremo sempre delusi.
E’ tipico dell’uomo della carne, di colui che vive superficialmente, elemosinare “stima e affetto”: questo mendicare dimostra che non siamo liberi interiormente, in una parola che non abbiamo in noi la vita, ma la chiediamo continuamente agli altri.
E non basta mai, spesso anzi siamo delusi, perché questo affetto, questa considerazione non ci riesce ad accontentare, non ci riempie la vita.
Quando incontriamo Cristo, l’autore della vita, e desideriamo il Suo Spirito, cominciamo a “ridisegnare” i rapporti con gli altri: scoprire il Suo Amore gratuito, che non pretende nulla ma solo dona, capovolge la nostra vita.
E’ la conversione. Ora cerchiamo di piacere a Cristo, cerchiamo di non deluderlo e – quasi senza rendercene conto – non siamo più schiavi degli altri. Ora siamo liberi di amarli noi per primi, senza bisogno di aspettarsi nulla, senza crearsi aspettative, ma col desiderio di dare noi qualcosa, perché la vita che riceviamo da Cristo non possiamo non restituirla agli altri.
Solo allora potrai amare davvero: senza pretendere di cambiare il marito, la moglie, i figli, gli amici, i colleghi, ma guardandoli con amore e tenerezza, proprio come Cristo guarda noi, anche di fronte ai nostri tradimenti, alle nostre debolezze.
E spanderemo questo Spirito nuovo, lo Spirito di Cristo, intorno a noi.