08.02.2018 – di Don ANTONIO INTERGUGLIELMI – Cappellano Rai – Saxa Rubra (Roma) –
Deve dirlo a tutti, non è possibile rimanere in silenzio!
Anche se colui che lo ha guarito è Gesù e Lui stesso gli ordina di non rivelarlo, lui non ne può fare a meno!
“Lui, quell’uomo, Gesù mi ha guarito. Mi ha tolto la lebbra che mi tormentava, mi ha restituito una nuova vita”, avrà gridato a tutti quell’uomo guarito.
Quando incontriamo davvero sulla nostra strada Gesù, quando lo accogliamo e gli chiediamo di guarirci dalle nostre “lebbre”, da tutte quelle infermità che ci impediscono di amare, di essere felici e di poter vivere una vita vera, una vita nella comunione con Dio e gli altri, anche noi non possiamo tacere questa “rinascita”.
Ecco che l’uomo che ha incontrato Cristo, porta tanti altri a ricorrere a Lui, lo testimonia e si diffonde questa notizia, “tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città”, ci dice oggi il Vangelo di Marco.
Perché oggi tanti non ricorrono a Cristo, rimanendo costretti in una vita triste e senza senso, ripiegati su sé stessi, è perché abbiamo smarrito questa dimensione di testimonianza! Un’umanità disperata e ingannata sta aspettando. Occorre evangelizzare, annunciare questa notizia, che Cristo ha un potere, reale: “Se vuoi, puoi guarirmi!”.
Papa San Giovanni Paolo II insisteva tante volte sulla necessità di quella che lui chiamò per primo “Nuova evangelizzazione”.
Troviamo tante volte questo suo invito profetico, come nel discorso di Apertura della IV Conferenza dei Vescovi dell’America latina, quando disse: “La nuova evangelizzazione non nasce dal desiderio di “piacere agli uomini” o di “guadagnare il loro favore” (cf. Gal 1, 10), ma dalla responsabilità verso il dono che Dio ci ha fatto in Cristo, nel quale abbiamo accesso alla verità su Dio e sull’uomo, e alla possibilità della vita autentica”.