29.12.2018 – di Don ANTONIO INTERGUGLIELMI – Cappellano Rai – Saxa Rubra (Roma) –
Gesù gli rispose: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?».
Compiere la volontà di Dio, per poter rispondere alla missione a cui ci chiama il Signore richiede la libertà che Gesù mostra in questo brano del Vangelo di San Luca: Lui sacrifica l’affetto grande che ha per i suoi genitori, la Vergine Maria e San Giuseppe, perché deve compiere la volontà del Padre.
Per accogliere il progetto di Dio, per lasciarsi guidare dalla Sua volontà, è necessario spesso essere disposti a sacrificare i nostri legami, soprattutto quelli affettivi, che spesso ci ostacolano. Nella famiglia i genitori devono chiedere questa libertà soprattutto con i propri figli: trattare i figli non come la proiezione dei loro progetti, ma chiamati a compiere la volontà di Dio.
Questo atteggiamento è necessario però in tutti gli altri aspetti della vita famigliare. Le aspettative deluse sono spesso all’origine delle crisi dei matrimoni, non possiamo amare l’altro solo se corrisponde alle nostre attese. Perché amare significa donarsi reciprocamente, accettando la debolezza e i limiti dell’altro, non pretendere di cambiarlo.
Così possiamo anche non capire tutto dell’altro, ma siamo chiamati sicuramente ad amarlo, imparando dalla Vergine Maria che, pur non comprendendo le parole di Gesù, “custodiva tutte queste cose nel suo cuore”.
Ecco perché la famiglia cristiana non ha bisogno di schemi psicologici, né di tecniche particolari di relazione, ma ha come suo unico modello la Santa Famiglia di Nazareth.