05.01.2025 – DON ANTONIO INTERGUGLIELMI

Il Verbo si fa “carne”: Gesù ha assunto, cioè, tutta la nostra natura: anima e corpo,
compresa la nostra dimensione di fragilità, escluso il peccato, perché anche Lui ha combattuto le tentazioni a cui noi tutti siamo soggetti fino alla morte, e ci ha mostrato come vincerle.
Il prologo del Vangelo di San Giovanni, che si proclama in questa seconda
domenica dopo Natale, annuncia allora una promessa: la nascita di Cristo, l’incarnazione, ci rende capaci di ricevere il pegno della Vita eterna, già oggi! Ma chi può ricevere questa Luce?
Chi come i pastori si sente l’ultimo, che non accampa diritti e pretese, che sa
accogliere l’altro, non per moda o convenienza. Accogliere l’altro significa saper entrare nella povertà dell’uomo, che non è solo materiale; capire la sofferenza di chi pecca, senza credersi migliore.
Accettare chi non la pensa come te. Sapersi mettere in discussione…Chi si crede
sempre nel giusto è come gli scribi e i farisei: “Signore ti ringrazio che non sono come loro…”. Ma come giudichiamo gli altri, un giorno il Signore giudicherà noi. Come ci sentiamo migliori, non siamo di Cristo, perché Lui si è fatto l’ultimo.
Il Signore ci doni la “povertà dei pastori”, l’accoglienza dell’ultimo, non quello degli
slogan e dei mass-media. I pastori “vennero senza indugio” ci ha detto il Vangelo a Natale: decisi, senza dubitare che avrebbero trovato qualcosa di meraviglioso per la loro “povera” vita.

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