31.03.2016 – di Don ANTONIO INTERGUGLIELMI – Cappellano Rai – Saxa Rubra (Roma) –
“Prega per queste anime, perché non abbiano paura di avvicinarsi al tribunale della Mia Misericordia”: con queste parole Gesù invita Santa Faustina Kowalska, apostola della Divina Misericordia, a pregare per tutti i lontani da Dio. E aggiunge: “Distribuisci largamente la Mia Misericordia” (Dal Diario, 22.II.1937).
Il Vangelo della domenica della festa della Divina Misericordia, istituita da San Giovanni Paolo II il 30 aprile 2000, durante la canonizzazione di Suor Faustina, ci mostra ancora una volta la tenerezza e la pazienza di Gesù di fronte l’incredulità di San Tommaso. Quando Tommaso dopo otto giorni lo vede ripresentarsi per lui, prova una grandissima commozione. Si rende conto della sua povertà e riceve il dono più grande: l’umiltà, perché si rende conto di essere stato un incredulo di fronte al racconto degli altri apostoli della Risurrezione di Gesù. Perché l’umiltà è la condizione, l’unica, per ricevere la Misericordia. L’uomo umile è quello che conosce chi è veramente: che è avaro, uno che si attacca ai soldi, che parla male degli altri, che non vuole perdonare, un orgoglioso e un egoista. In una parola, non si mette una maschera di “buona condotta”, ma si riconosce peccatore.
Questo è il presupposto per ricevere oggi Misericordia. Perché la Parola di questa domenica ci dice che Dio seguita ad amarci.
In questo sta l’esperienza di fede che, come san Tommaso, siamo chiamati a fare: che Dio è l’unico che ci ama nei nostri peccati. Ma è proprio l’esperienza di questo Amore che ci ricrea come nuove creature, ci rende capaci di incontrarlo e di convertirci a Lui.
Proprio come San Tommaso.
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