30.05.2018 – di Don ANTONIO INTERGUGLIELMI – Cappellano Rai – Saxa Rubra (Roma) –
Gesù ha preparato per noi un alimento Celeste, il Suo Corpo e il Suo Sangue: questo dono ci fa presente che la nostra vita non può limitarsi a vivere senza questa dimensione eterna.
Tutti noi abbiamo bisogno di un cibo che alimenti il nostro Spirito. Come gli apostoli nel Vangelo di questa domenica, anche noi prepariamo la sala, ma è Cristo che ci dona sé stesso, ci dà il nutrimento di vita.
Così, è una Grazia se ci rendiamo conto di questa fame profonda, perché spesso viviamo alla superficie delle cose, attribuendo la causa delle sofferenze dell’uomo al fatto che non ha denaro sufficiente, che la moglie o il marito è in quel modo, che non ha un lavoro, che è solo.
Tutto vero, perché sono tante le cose che ci fanno soffrire, ma la nostra vera sofferenza sta ad un livello molto più profondo. C’è un vuoto che non si potrà mai riempiere con le nostre risorse: Cristo conosce bene questo nostro vuoto. E’ il vuoto del non capire “perché”, il vuoto dell’ingiustizia, il vuoto frutto di scelte sbagliate o del peccato.
Ricevere il Suo Corpo ci rigenera interiormente, ci ricostruisce: accoglierlo in noi ci rende creature capaci di amare e di donarci, come Lui si dona a noi.
Non possiamo renderci conto di quanto grande sia questo dono: la mistica Marthe Robin, si nutrì per anni della sola eucarestia. Questo “cibo del Cielo” le consentiva di aiutare migliaia di persone che accorrevano a lei anche solo per un consiglio, malgrado fosse per anni e anni bloccata al letto e al buio dalla sua malattia.
Lei ricevette questa grazia speciale perché anche noi potessimo comprendere che con questo cibo di vita, nulla più ci manca: “Corpus Christi, Intra vulnera tua absconde me. Ne permittas me separari a Te”. (Nelle tue piaghe, nascondimi. Non permettere che io sia separato da Te).