31.10.2020 – PAMELA SALVATORI
Dire che la chiamata alla santità è universale significa affermare la possibilità che nell’ordinarietà della vita di ogni uomo accada qualcosa di straordinario: la partecipazione alla vita divina. La santità, infatti, è comunione con Dio che inizia in questa vita con il dono del Battesimo (santità ontologica), si accresce nel cammino di grazia lungo tutta l’esistenza terrena (santità morale) per compiersi definitivamente nella gloria del cielo (santità escatologica). Essa, dunque, è già da noi posseduta ma ancora in attesa della sua piena maturazione. Pertanto la santità è anche ciò che il cristiano spera di raggiungere non poggiando esclusivamente sulle proprie forze, ma confidando nella misericordia del Signore, nei meriti di Cristo, nell’intercessione della Vergine Maria, lasciandosi plasmare dalla presenza santificante e sanante dello Spirito Santo, cooperando con la sua azione, nella preghiera, nella frequenza ai sacramenti (in particolare Eucaristia e Riconciliazione), con il combattimento spirituale che si rinnova ogni giorno.
Se l’uomo è creato per essere santo, non può pretendere di realizzarsi lontano da Dio. È solo il Signore il fine ultimo a cui tendere giorno e notte per trovare la felicità in qualunque stato di vita ci si trovi. Tutto ciò può sembrare difficile da credere e attuare in un mondo come quello attuale dove tutti sembrano avere troppi impegni, troppi problemi, troppi pensieri, desideri e speranze che li portano lontani da Dio. Soprattutto in un mondo dove l’uomo sembra confidare esclusivamente sulle proprie forze, troppo preso da “ciò che deve fare” e troppo distratto da “ciò che deve essere”. Talvolta, persino tra i battezzati serpeggia il dubbio se la santità sia davvero possibile, se essa sia necessaria per vivere pienamente la propria vita. Eppure il Signore continua a chiamare a sé tutti gli uomini fin dalla nascita perché quello della santità, ancora oggi, continua ad essere un cammino percorribile. L’offerta della grazia non è venuta meno, lo Spirito Santo è presente nella Chiesa per portare al mondo la salvezza, inabita i credenti per condurli alla mèta finale. Non possiamo dimenticare che con la missione del Figlio e quella dello Spirito qualcosa di straordinario è avvenuto nel mondo ed invisibilmente continua ad accadere nella nostra quotidianità.
A questo punto ci si può domandare come possa l’uomo vivere la santità nella vita ordinaria, in cosa consista essenzialmente il cammino di progressiva santificazione a cui è chiamato. Il Santo Padre Benedetto XVI nell’udienza del 13 aprile 2011 rispondeva a tale domanda con estrema chiarezza e semplicità: «essenziale è non lasciare mai una domenica senza un incontro con il Cristo Risorto nell’Eucaristia; questo non è un peso aggiunto, ma è luce per tutta la settimana. Non cominciare e non finire mai un giorno senza almeno un breve contatto con Dio. E, nella strada della nostra vita, seguire gli “indicatori stradali” che Dio ci ha comunicato nel Decalogo letto con Cristo, che è semplicemente l’esplicitazione di che cosa sia carità in determinate situazioni. Mi sembra che questa sia la vera semplicità e grandezza della vita di santità […] Questa è la vera semplicità, grandezza e profondità […] dell’essere santi». In altri termini, questa è l’essenza di una quotidianità vissuta con Cristo, in Cristo e per Cristo ed è senz’altro possibile per chiunque lo voglia. Coltivando una sana vita di fede, infatti, il fedele possiede il dono di quella grazia che informa e santifica la sua anima e di quella carità che perfeziona il suo agire, così l’ordinarietà della sua vita, gli impegni di ogni momento sono permeati dal soprannaturale, acquistano valore e merito davanti a Dio.
Papa Francesco nella sua ultima esortazione Gaudete et exultate ha cercato di far luce soprattutto sull’aspetto missionario della santità morale, quello che coinvolge le relazioni con gli altri, inevitabilmente presenti lungo il cammino della vita. L’incontro con l’altro, infatti, può essere occasione di santificazione oppure di peccato: molto dipende da noi, dal nostro vivere in Dio o senza di Lui. Presupponendo l’aspetto essenziale della vita sacramentale e della lotta ascetica personale, la carità verso il prossimo è una realtà da cui non si può prescindere se si vuole diventare santi come Dio vuole. Ma più che un dovere essa è una necessità per il cristiano che, amando Dio sopra ogni cosa, non può fare a meno di comunicare questo grande amore a chi condivide con lui il tempo della sua quotidianità. Perciò egli è tanto impegnato ad amare Dio, ad unirsi a Lui, a domandare la sua grazia, quanto ad amare il prossimo, a realizzare autentiche amicizie, a provvedere alle necessità dell’altro, persino a cercare occasioni per renderlo felice, consapevole che in ogni uomo c’è un profondo desiderio di amore.
Il Santo Padre insiste molto nel valorizzare la grandezza e l’importanza dei più piccoli atti di carità verso il prossimo secondo l’insegnamento evangelico: si tratta di una costante attenzione alle esigenze dell’altro che, in definitiva, scaturisce dall’amore di Dio in noi. Si comprende allora come davvero l’ordinarietà della vita si trasformi in qualcosa di straordinario ed anche i miracoli divengano possibili. «Tutto è possibile a chi crede» (Mc 9,23) dice Gesù, perché basta la sua grazia e la sua forza per potere tutto (cfr. 2Cor 12,9; Fil 4,13). Il cristiano che ha in sé questa certezza, crescendo ogni giorno nell’intimità con il Signore, si incammina per le vie della santità trascinando con sé tanti altri, perché la presenza di Dio in lui risplende, si manifesta in tanti modi a lui stesso sconosciuti, misteriosamente tocca i cuori e li orienta a Dio. Si tratta di un cammino che non ha nulla di egoistico, in quanto apre alla relazione interpersonale e necessariamente, quando è autentico, rende le relazioni più umane. In concreto, colui che si santifica, santifica anche gli altri: come «luce del mondo» (Mt 5,14) irradia speranza e come «sale della terra» (Mt 5,13) insaporisce ogni cosa con l’amore, così le sue opere buone, compiute nello Spirito di Dio, muovono i cuori a lodare il Padre (cfr. Mt 5,16), da cui ogni santità ha origine.
In tutto questo, però, non manca il segno della Croce, che si presenta sotto varie forme, spesso nell’incomprensione, talvolta nell’ostilità di alcuni e persino dell’invidia di altri, perché sempre il demonio fa guerra ai figli di Dio, tentando di farli desistere dai loro santi propositi. Bisogna ricordare l’insegnamento luminoso di san Paolo circa la lotta del cristiano: essa non è contro le creature fatte di carne e sangue, non è contro gli altri uomini che si fanno suoi nemici, ma contro gli spiriti del male, le potenze demoniache che dominano le tenebre (cfr. Ef 6,12) e odiano la santità dell’uomo perché odiano Dio. Tale combattimento si affronta rivestendosi dell’armatura di Cristo (cfr. Ef 6,13), che innanzitutto è la sua grazia che mai abbandona chi confida in Lui, ed anche affidando la propria vita alla Madre di Dio, chiamata a schiacciare la testa del serpente (cfr. Gn 3,15), a trionfare su tutte le eresie, a cooperare con lo Spirito Santo per la santificazione dei fedeli. Con lei, dice san Luigi Maria Grignion nel Trattato della vera devozione a Maria, la via per la santità diviene più facile, breve, perfetta e sicura. È a lei che egli attribuisce anche la formazione di quei grandi santi che il Signore susciterà verso la fine del mondo e che saranno provati con il fuoco di molte e grandi tribolazioni affinché purificati da ogni attaccamento mondano si consacrino totalmente al suo servizio.
Per concludere, alla luce di quanto è stato detto sino ad ora, si può affermare che il cammino di santità è possibile per tutti, in quanto Dio stesso con la sua presenza nell’uomo realizza in lui e con lui la sua santificazione. Per chi lo intraprende, nessun aspetto della vita resta più senza significato, nessuna opera buona senza merito, nessuna sofferenza senza redenzione, nessuna lotta spirituale può scoraggiare. Davvero con Dio e senza Dio tutto cambia nella vita dell’uomo. Davvero per colui che si incammina sul sentiero della santità ogni giorno è in sé ordinario e straordinario al contempo, perché la sua persona e tutta la sua quotidianità sono piene dello Spirito di santità.