15.06.2018 di LUIGI SAITTA
Proprio così: il disfacimento di Roma ( non vedo altro termine appropriato ) costituisce l’emblema del Paese. Senza entrare nel merito politico sugli ultimi eventi riguardanti lo scandalo della costruzione del nuovo stadio della società giallorossa ( del tutto estranea peraltro all’inchiesta in atto ) emerge un quadro desolante, avvilente sul malaffare che ha imperato ed impera tuttora su quella che è ( ancora ) la capitale d’Italia. Una città perduta, dove nulla funziona. Ma gli scandali non riguardano purtroppo solo Roma, ma l’intero Paese. Sono quanto mai d’attualità le parole dello storico inglese Arnold Toynbee a proposito della crisi scoppiata agli inizi degli anni ’70 per il petrolio : ” Siamo entrati e viviamo nell’era della rapacità. Cioè in un’età di egoismo sfrenato, di assenza di principii, di sconfortante penuria morale”. Esistono rimedi? Eppure l’Italia, nonostante tutto, possiede enormi risorse quali il volontariato, le associazioni cristiane e laiche che si dedicano al prossimo, unitamente a milioni di onesti cittadini che – silenziosamente – fanno il proprio dovere. Ma occorre fare di più, occorre una vera e propria rivoluzione morale, partendo dalla famiglia, dalla scuola, dai sindacati, dal mondo del lavoro.