09.06.2024 – DON ANTONIO INTERGUGLIELMI

Nel Vangelo di Marco di questa domenica al centro è l’atteggiamento che gli uomini hanno di fronte a Gesù: possiamo essere come gli scribi che lo rifiutano e lo accusano, oppure come i suoi discepoli che non capiscono ancora Gesù, né quello che fa e così anche loro cominciano a dubitare.
Il dubbio fa parte del cammino della fede perché, quando la parola del Signore inizia davvero a farsi spazio nella nostra vita, inizia un combattimento con il nostro “io”, con le nostre idee di “come” devono andare le cose e di cosa dovrebbe fare Dio con noi: «Della battaglia ingaggiata tra il Signore e il diavolo (ma la vittoria spettò, senza possibilità di esito incerto, al Signore) Davide ne aveva già parlato proprio in persona del Figlio di Dio, in un salmo che così recita: “Benedetto il Signore, che addestra le mie mani alla guerra, le mie dita alla battaglia” (Sal 143,1)» (da Cromazio di Aquileia, Trattato 50 su Matteo, 1). Nel combattimento della fede siamo infatti chiamati a non lasciarsi vincere dalle nostre idee, a rifiutare il maligno e tutte le sue opere, i suoi inganni e vani ragionamenti, come quelli degli scribi e lasciare spazio al “disegno di Dio”; allora cominceremo a vedere i prodigi e le meraviglie che il Signore compie nella vita di chi accoglie il Suo Spirito. Ricevere la fede è accogliere lo Spirito Santo ma per questo occorre qualcuno che ci annunci la vittoria di Cristo sulla morte, perché l’ha sperimentata, lo ha visto vivo e presente nella sua vita il giorno che si è affidato a Lui e Dio lo ha liberato dagli inganni e dalle schiavitù e come dice Gesù nel Vangelo è diventato fratello di Gesù: «Ho creduto, perciò ho parlato», ascoltiamo oggi da San Paolo. La fede è il dono più grande che un uomo possa ricevere nella sua vita.
Mons. Antonio Intergugliel

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