7.04.2024 DON ANTONIO INTERGUGLIELMI
«Desidero che la prima domenica dopo Pasqua sia la Festa della Mia Misericordia. Figlia Mia, parla a tutto il mondo della Mia incommensurabile Misericordia! L’Anima che in quel giorno si sarà confessata e comunicata otterrà piena remissione di colpe e castighi. Desidero che questa Festa si celebri solennemente in tutta la Chiesa».
Per questo la seconda domenica di Pasqua è stata intitolata da San Giovanni Paolo II nell’anno 2000 alla Divina Misericordia, come aveva chiesto Gesù a Santa Faustina Kowalska; per comprendere davvero cosa significa questa Parola, spesso oggi usata a sproposito, abbiamo tutti bisogno di fare l’esperienza di Tommaso che ascoltiamo nel Vangelo oggi dal Vangelo di Giovanni.
Tommaso è diffidente, vuole conoscere direttamente, non si fida degli altri: possiamo dire che in qualche modo ha ragione, tutti dobbiamo fare esperienza diretta della Resurrezione di Cristo. Tommaso vuole «vedere con i propri occhi i segni dei chiodi» e «toccare le sue piaghe», perché ha un sincero desiderio di poter incontrare Cristo risorto: sa che questo incontro potrà cambiare la sua vita.
Anche noi non dobbiamo aver paura dei nostri dubbi, perché la fede deve essere “provata”, se è profonda richiede un vero combattimento. Altrimenti, è solo ritualismo, acqua scaldata, un volersi sentire a posto, ma nulla di tutto questo cambia la nostra vita, che continua ad essere guidata da altro. Certo non da Cristo.
Se il nostro desiderio di incontrare Cristo Risorto è sincero, allora nessuna paura dei nostri dubbi e delle nostre debolezze: Gesù, che legge nel nostro cuore, si farà trovare e ci mostrerà ancora la Sua infinita Misericordia.