23.08.2020 – DON ANTONIO INTERGUGLIELMI
Conoscere Cristo. Non una regola di condotta, un precetto, una serie di norme da seguire per esser più buoni e bravi: si tratta invece di un incontro.
Questa domanda che Gesù fa ai discepoli nel Vangelo di questa domenica è rivolta a tutti noi: perché seguire Cristo, essere cristiano, è il frutto di un incontro, che nasce da un desiderio, da un bisogno di incontrarsi con il senso profondo della nostra vita. Altrimenti viviamo una fede “annacquata”, fatta di ritualità o peggio di obblighi da rispettare, cercando di “apparire” solo delle brave persone.
Quando Gesù chiederà agli apostoli scandalizzati dall’annuncio della Passione se dunque anche loro se ne vogliono andare, sarà sempre Pietro che risponderà “Signore da chi andremo? Tu solo hai Parole di Vita Eterna”.
Perché in gioco non c’è il “dover essere più buoni o bravi”, ma la via della felicità, il senso della vita! Solo se incontriamo Cristo, sperimentiamo il Suo amore, siamo disposti a cambiare le nostre scelte, possiamo rischiare sul serio per seguire Dio. Solo allora vedremo che è vero quello che ci dice Gesù: “Chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà”.
Per poter esclamare “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” è necessario il desiderio di Pietro. Ma anche Pietro avrà bisogno di scoprire la sua debolezza e solo allora capirà quello che gli risponde Gesù alla sua professione di fede: “Né carne né sangue te lo hanno rivelato ma il Padre mi che è nei cieli”. Tutto è Grazia e solo chi ha visto la sua povertà, come Pietro, che si è umiliato, può incontrare Cristo, il solo umile.
L’uomo chiuso in sé stesso, immobile nelle sue certezze, anche se molto religioso, ma che non ha conosciuto la sua piccolezza, non sperimenta come Pietro la gratuità dell’amore di Dio; sarà sempre alla ricerca di una giustizia falsa, avrà dentro di sé un senso del dovere che lo porterà a giudicare gli altri, ad eliminare chi non la pensa come lui. In fondo, è un uomo della “carne”, non ha mai conosciuto veramente Cristo, la sua Misericordia. Anche se sta nella Chiesa, anche se fa tanta carità, anche se prete, suora o Vescovo.
E’ solo l’esperienza di gratuità che fa Pietro che ci dona un rapporto nuovo con gli altri: allora potremo amare davvero chi non la pensa come noi, i genitori, il marito o la moglie, i figli, i confratelli, gli amici, perché lo faremo da uomini liberi, capaci di donare Amore e non giustizia.