11.09.2017 di LUIGI SAITTA

Nel mare infinito di libri che le case editrici pubblicano senza soste, “Vita nova” (edizioni Albatros) di Arturo Mariani merita una segnalazione, anzi  una raccomandazione. Perché è un libro che va letto. Ma “Vita nova” è un romanzo, un’opera letteraria, un thriller (genere che peraltro incontra sempre più le preferenze del pubblico)? Niente di tutto questo. E’ al contrario un’opera diversa, atipica nel panorama editoriale del nostro Paese, un libro che nasce dall’idea  che l’autore ha avuto e poi  ha messo in atto, andando ad intervistare tredici personaggi presi dal mondo  dello sport, dello spettacolo, della cronaca, della religione, ma anche persone comuni, di tutti i giorni, quelle che incontriamo nel nostro vivere quotidiano e che hanno, dietro di loro,  una storia, un’avventura umana che, per alcuni versi, è andata “oltre i limiti”. Persone, dunque, che hanno conosciuto esperienze diverse, che hanno cambiato la loro esistenza, e che si sono incamminate verso una “vita nova”.

Chi è l’autore? Arturo Mariani è un giovane che, per chi non conoscesse la sua storia, è nato privo della gamba destra, e che ha raccontato la sua vicenda personale in un libro precedente, “Nato così” (edizioni Croce) una autobiografia ricca di memorie e di riflessioni.

Chi sono i tredici protagonisti scelti dall’autore? Un ex pugile campione del mondo, Nino Benvenuti, un ex campione di Formula 1, Alex Zanardi, la professoressa Maria Falcone, sorella del giudice Falcone, l’ergastolano Renato Vallanzasca, il calciatore di serie A  Francesco Acerbi, il vescovo di Rieti, mons. Domenico Pompili, l’attore cantante Marco Morandi, la regista e sceneggiatrice  Francesca Catricalà, l’astronauta  Luca Parmitano, e poi Massimiliano Sechi, nato senza braccia  e senza gambe, Angelo Licheri che nel 1981 tentò invano di salvare il piccolo Alfredino, caduto in un pozzo a Vermicino, nei pressi di Roma, Stefano Starvaggi, calciatore della Nazionale Italiana di calcio amputati, Gloria Polo, una donna colpita da un fulmine  e per alcuni minuti rimasta senza vita.

Arturo ha incontrato tutti questi personaggi, per esempio Vallanzasca (condannato all’ergastolo), nel carcere di Bollate, in provincia di Milano, grazie ad un permesso straordinario, la professoressa Falcone a Palermo, nella sede della Fondazione Falcone, il vescovo Pompili  a Rieti, il calciatore Acerbi sul campo di allenamento del Sassuolo Calcio.  Ma Arturo non è un giornalista, la sua non è un’indagine giornalistica, è qualcosa di più. L’autore è un giovane scrittore (e calciatore, difensore della Nazionale Italiana calcio amputati, con cui parteciperà ai primi di ottobre agli Europei in Turchia) che si interroga,  che indaga, che approfondisce, che tenta di  superare i limiti  che emergono dalle nostre mancanze, dalle nostre imperfezioni, dalla nostra natura umana estremamente fallibile.

Ne deriva un libro  estremamente coraggioso,  che lambisce, in alcune  storie narrate, gli eterni confini che separano il bene dal male, che svela  situazioni, momenti particolari altamente drammatici, episodi inediti che i protagonisti hanno vissuto nel corso della loro esistenza  e che l’autore,  con una sorta di “osservazione partecipante”, mette a nudo. Ma senza intenti scandalistici, solo per rendere edotto il lettore  sui motivi e sulle cause  del perché  questi protagonisti sono andati oltre i limiti, ma anche  perché, dopo queste esperienze (alcune veramente traumatiche, ma tutte lasciate alle spalle), hanno cominciato a vivere una seconda, nuova vita.

 

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