29.03.2017 – di LUIGI SAITTA –
Emanuele, un giovane di vent’anni, massacrato di botte da un gruppo di energumeni ( ma è sufficiente questo appellativo ?) perde la vita davanti ad una discoteca di Alatri, un paese a pochi chilometri da Roma. Violenza cieca, gratuita, bestiale. Come è possibile un episodio del genere? E intorno a questa esecuzione ( il ragazzo è stato colpito a morte con una spranga di ferro ) gruppi di persone che hanno visto con i loro occhi e non sono intervenuti. Apertura immediata delle indagini da parte dei carabinieri, ma, al momento ( martedì 28 marzo, il pestaggio è avvenuto venerdì 24 ) nessun arresto. Ignavia, paura o, peggio, omertà? Probabilmente i colpevoli saranno assicurati alla giustizia, con la speranza di una condanna esemplare da parte di una magistratura talvolta troppo garantista. Resta lo sgomento, lo sconforto, il dolore per una giovane vita spezzata, in un Paese, l’Italia ( e Alatri sembra esserne l’emblema ) che ha perduto i suoi fondamentali valori di pacifica convivenza, un Paese piombato in una inarrestabile spirale di violenza e di odio.