27.09.2020 – DON ANTONIO INTERGUGLIELMI
“Le nuove generazioni hanno particolarmente sete di sincerità, di verità, di autenticità. Esse hanno orrore del fariseismo in tutte le sue forme. Si capisce perciò come esse si attacchino alla testimonianza di esistenze pienamente impegnate al servizio di Cristo”, affermò Paolo VI nel famoso discorso del 2 ottobre 1974 al Pontificio Consiglio dei Laici.
Abbiamo tutti bisogno, in special modo i giovani, non tanto di lunghi discorsi “pastorali” o di belle omelie, di citazioni spirituali o mistiche, ma di vedere “fatti”, che testimonino Cristo vivo e presente!
Non basta più all’uomo di oggi l’attrazione delle parole ma ha bisogni di vedere che è possibile un modo di vivere “differente dal vuoto che ci circonda”, di incontrare persone che mostrino nella loro vita che è realizzabile quello che la Parola del Signore promette. Solo “Chi ascolta le mie parole e le mette in pratica”, dice Gesù al termine del discorso della Montagna del Vangelo di Matteo, costruisce la vita sulla roccia.
Non è vero che si è perso il senso di Dio, ma si è affievolita, in chi sta nella Chiesa, la radicalità del Vangelo; i giovani sono i primi che ce lo dimostrano, perché vogliono rischiare la loro vita solo per qualcosa di grande, di credibile. Vogliono vedere che scegliendo la via di Dio, che spesso è la più difficile, si può sperimentare una vita piena e felice, perché la Sua Parola si compie.
Il cristiano non è un super uomo, virtuoso e perfetto: è invece come l’uomo del Vangelo che all’inizio risponde col sentimento, d’istinto: “non ne ho voglia”. E’ sincero, perché non è normale aver voglia di perdonare, di respingere e combattere i nostri sensi, di vincere il desiderio di essere sempre lodati o di aver ragione. Nessuno ha piacere di accettare il rifiuto e la derisione, di essere messo da parte e “separato dalla furbizia dei tanti”: non ci viene spontaneo. Ma Cristo, ce lo ricorda oggi San Paolo nella Lettera ai Filippesi, “svuotò se stesso assumendo la condizione di servo”.
Occorre chiedere al Signore, confidare nella Grazia che opera in noi. La conversione è proprio questo: saper tornare indietro dalle nostre ragioni, dalle nostre voglie e scegliere la via più difficile per seguire Cristo. Non ho voglia Signore, non lo capisco nemmeno, “Ma sulla tua Parola getterò di nuovo le reti”.